IL TRATTAMENTO DELLA CALVIZIE ANDRO-GENETICA: L’AUTOTRAPIANTO DEI BULBI PILIFERI
E’ stato calcolato che tra i 20 e i 50 anni un individuo maschio su due si pone almeno una volta (e talora in modo angoscioso) il problema della perdita dei propri capelli. Parliamo naturalmente della calvizie andro-genetica, cioè non di una malattia, ma di uno stato fisiologico legato a predisposizione familiare e ad altri fattori quali l’assetto ormonale, l’alimentazione e lo stress.
La calvizie androgenetica può insorgere nell’uomo a partire dall’età più giovanile (18-20 anni), oppure in età più avanzata, e dà luogo a differenti e progressivi gradi di diradamento e perdita dei propri capelli. Ciò è spesso causa, specie nei soggetti più giovani, di notevole disagio psicologico e induce a cure prolungate e costose, per lo più inefficaci. Il mercato propone una quantità di prodotti che hanno un qualche significato nel tenere pulito il capillizio e favorire la conservazione dei capelli; ma non esiste farmaco o trattamento in grado di farli ricrescere, quando sono caduti. Se la calvizie si è instaurata l’unica possibilità è chirurgica e attualmente l’intervento di autotrapianto rappresenta la tecnica in grado di dare i risultati migliori.
L’intervento consiste nel trasferire i bulbi piliferi dalle regioni posteriori e laterali del capillizio, non soggette a caduta, alle zone anteriori diradate o calve. Si svolge in anestesia locale, in regime ambulatoriale e consta di più fasi. Dapprima viene effettuato l’asportazione di una striscia di cuoio capelluto dall’area occipitale. Questa viene suddivisa in porzioni (innesti) piccole e piccolissime, contenenti da 1 a pochi bulbi piliferi. Vengono quindi praticate piccole e ravvicinate incisioni nelle aree diradate o calve del capillizio e qui sono trapiantati gli innesti.
Negli ultimi anni si sono avuti una evoluzione ed un affinamento della tecnica chirurgica, tesi ad offrire un risultato il più naturale possibile. In particolare si sono trapiantati innesti di dimensioni sempre più ridotte, fino alle singole unità follicolari. In questo modo i bulbi piliferi vengono stipati molto ravvicinati tra loro nelle zone da rinfoltire, realizzando un risultato per il quale è poi difficile capire che il soggetto ha effettuato un trapianto; ciò è molto importante nel rinfoltimento dell’attaccatura anteriore.
Terminato l’intervento la cute viene accuratamente detersa e il paziente può tornare a casa, senza alcuna medicazione. Nella zona operata si formeranno delle piccole crosticine, che cadranno spontaneamente dopo circa una settimana. Il paziente effettuerà lavaggi nei giorni successivi, utilizzando uno shampo non irritante. I capelli cominceranno a crescere dopo 3-4 mesi a poi cresceranno al ritmo di 1 cm. al mese (come quelli non trapiantati) e non cadranno più, in quanto manterranno le caratteristiche di “non caduta” proprie della zona posteriore da cui provengono.
L’intervento non lascia cicatrici, ad eccezione di una sottile linea in sede occipitale (dove è stato effettuato il prelievo), peraltro sempre nascosta dai capelli vicini. Se la calvizie è molto estesa può essere opportuno ripetere l’intervento a distanza di alcuni mesi, onde ottenere un risultato più importante.
L’autotrapianto è indicato anche nel diradamento del capillizio femminile. In questi non rari casi l’età è solitamente più avanzata (dai 30-40 anni in poi) e l’aspetto morfologico differente (diradamento più diffuso, attaccatura anteriore sempre conservata). L’iter chirurgico è analogo. I risultati molto buoni.